Bacche di goji

Famiglia: Solanaceae

Esistono due specie: il Lycium barbarum e il Lycium chinensis.

Caratteristiche della pianta. E’ un arbusto sempreverde che cresce verticalmente, anche fino ai 3 metri di altezza. La pianta fiorisce tra aprile e ottobre e i frutti maturano tra giugno e ottobre a seconda della zona e del clima. Quando sono rossi (sembrano piccoli pomodori perini) vengono raccolti a mano (con i guanti poiché le piante sono spinose), divisi in funzione del colore, eliminati quelli non maturi (potrebbero essere tossici), essiccati al sole. Le aziende più attrezzate usano metodi di essiccazione a bassa temperatura per preservarne al massimo le proprietà.

Origine. Il goji è forse nativo delle valli himalayane della Mongolia e del Tibet dove crescono spontaneamente da sempre  mentre, secondo altre fonti, arriva dal Sud est europeo.

Paesi produttori. La pianta è coltivata in Cina da migliaia di anni e le bacche sono considerate un elemento essenziale nella medicina tradizionale cinese. La zona più produttiva è la regione dello Ningxia che è formata per il 27% da superfici e bacini alluvionali attraversati dallo Huang He. Le sedimentazioni del fiume hanno dato origine a un terreno straordinariamente fertile (per questa ragione, la zona viene indicata come la “dispensa delle erbe della Cina”). In particolare le piante di Goji crescono bene in questa zona perchè assorbono facilmente i minerali del terreno che hanno struttura a grana fine. Anche nello Utah, vi è una coltivazione dalle origini molto curiose.

Paesi utilizzatori. Mentre in Cina sono note e usate da secoli, in Europa è scoppiata una vera e propria moda solo da pochi anni dopo che sono state diffuse le sue proprietà benefiche.

Parti utilizzate: frutti.

Stagionalità: estate-autunno.

Componenti. Le bacche di Goji sono un concentrato di vitamine, sali minerali, aminoacidi essenziali, polifenoli e polisaccaridi unici in natura, fibre, carotenoidi ed elementi come ferro, zinco, calcio, selenio, manganese e persino germanio ed altre sostanze bioattive che hanno un ruolo fondamentale nel migliorare il sistema immunitario.

Tipologie in vendita. Frutti essiccati, succo concentrato.

Aspetto: piccoli acini essiccati, simili all’uva sultanina, rossi.

Odore: leggero profumo d’erba.

Sapore. Simile a quello dell’uva essiccata, leggermente agro e con un retrogusto quasi impercettibile di pomodoro e noce.

Scala di intensità: 1.

Impieghi. Benchè le bacche siano un frutto, vengono considerate una spezia poichè sono usate essiccate e  in piccole quantità. Le bacche possono essere aggiunte al musli del mattino o direttamente nello yogurt o sgranocchiate da sole. Ma provate ad aggiungerle a degli spaghetti conditi con scalogno, spinaci e pecorino. Oppure aggiungetele a un’insalata di ceci. Insomma sono molto duttili e potete usarle dall’aperitivo al dessert.Oppure a una crema di patate e zucca. Provatele su un petto di pollo cotto con succo d’arancia, miele e zenzero. I Cinesi le usano spesso nelle zuppe di pollo. Sono gustose nei muffin e nei biscotti. Ma sono adatte come ingrediente per alcuni cocktail.

Suggerimenti per l’acquisto. Più le bacche sono grosse e rosse più sono ricche di principi attivi.

Consigli per l’uso. Lasciate le bacche all’aria in un ambiente un po’ umido, in questo modo assorbiranno l’umidità dall’aria diventando più morbide, dolci e gustose. Oppure mettetele in un vaso insieme a scorzette d’arancio dalle quali acquisiranno altri profumi. Se state seguendo delle diete potete consumarle tra i pasti. Le bacche di goji hanno infatti un basso indice glicemico (28) e danno per questo una sensazione di sazietà che perdura nel tempo. Se volete sfruttare al massimo le proprietà benefiche delle bacche, la quantità giornaliera consigliata è 30 grammi, pari a circa tre cucchiai, per gli adulti. Mentre per i bambini sono sufficienti 3 cucchiaini al giorno.

Proprietà benefiche. Più di 2700 studi clinici sono stati condotti sulle bacche per confermare gli effetti benefici da sempre promulgati dalla medicina tradizionale cinese. Le bacche sono considerate un superalimento e nessuna altra pianta è in grado di eguagliare i benefici apportati dal goji. Le proprietà più importanti sono: attività antiossidanti e antinfiammatorie, capacità di stimolare il sistema immunitario, di migliorare la funzionalità intestinale,  il sonno e la memoria, di regolarizzare i livelli del zucchero nel sangue, di ridurre i livelli di colesterolo ematico e avere effetti benefici sulla vista per la presenza di luteina.

Una proprietà interessante è stata messa in evidenza da uno studio clinico della Tuft University, di Boston: in pazienti che prendevano con regolarità le bacche e ai quali era stato somministrato il vaccino antinfluenzale gli effetti positivi si sono molto rafforzati.

Controindicazioni. Alcuni studi scientifici hanno messo in evidenza una possibile interazione con gli antagonisti della vitamina K come gli anticoagulanti cumarinici presenti nel farmaco Warfarin e nel fenprocumone (Marcumar).
Per lo stesso motivo si consiglia di consultare in via preventiva un medico se si assume cardioaspirina. Per l’alto contenuto di selenio, meglio evitare le bacche durante la gravidanza e l’allattamento. Sono sconsigliate anche nei pazienti che hanno subito trapianti per la loro specifica azione sul sistema immunitario. Gli ipertesi devono fare attenzione a non consumare grandi quantità poichè hanno la proprietà di abbassare la pressione e possono perciò ampliare l’attività degli antipertensivi.

Storia. Le bacche di goji sono considerate da migliaia di anni una fonte di eterna giovinezza nella medicina tradizionale cinese. Già nel 2600 a.C l’imperatore Shennong, conoscitore delle piante medicinali, tesseva le loro lodi diffondendo le loro proprietà in tutto l’Estremo Oriente. Nella sua opera Pen Ts’ao Ching, una delle prime testimonianze scritte sull’uso delle erbe, Nung scrive: “Le bacche di Goji nutrono e rinforzano il corpo donando forza e vitalità, aiutano il flusso dei liquidi corporei, calmano lo spirito, rinfrescano e rigenerano la pelle e gli occhi”.

In Inghilterra nell’Ottocento, il Goji era chiamato “albero del tè del Duca di Argyll”, che l’aveva importata ed era usata come pianta ornamentale. Il nome goji è stato creato nel 1973 dall’etnobotanico nord-americano Bradley Dobos, dell’istituto botanico tibetano Tanaduk Research Institute. Egli prese ispirazione dal nome d’origine con il quale veniva identificato questo arbusto nei dialetti himalayani: “gǒuqǐ”. Fu esportata negli Stati Uniti nel 1977 a Seattle e da lì si diffuse nel resto del mondo.
Ancora oggi le bacche vengono utilizzate in Cina nella medicina tradizionale come estratti e utilizzate per la preparazione di tè, caffè, succhi, vini e liquori o consumate in zuppe, minestre e salse.

Curiosità. Una leggenda narra che in un tempio buddista, in Tibet, era stato scavato un pozzo, attorno al quale crescevano piante rampicanti di bacche di goji. Le bacche spesso cadevano nel pozzo, e qui rilasciavano nell’acqua tutti i loro preziosi nutrienti. I monaci del tempio, bevendo l’acqua, ne beneficiarono a tal punto che raggiungevano spesso i cento anni e a ottant’anni conservavano ancora fluenti chiome corvine e tutti i denti.