Tra birra e spezie vi sono molti punti di contatto: a partire dalla loro storia, dalla naturalità dei prodotti, dalla versatilità fino alla facilità utilizzo.
Anche i Romani, dominatori dell’intero continente, pur preferendo il vino, che li faceva sentire più forti e civilizzati, non disdegnavano però questa bevanda “barbara” che tanto piaceva alle popolazioni non latine. Ne fu attratto Giulio Cesare che, nei suoi Commentarii, racconta come i Celti iniziassero ogni trattativa con una porzione della bionda bevanda; Augusto ne esaltò, addirittura, le virtù terapeutiche, convinto di essere riuscito a guarire da un fastidioso mal di fegato proprio grazie alla “cervisia” e anche Nerone ne fu fervido estimatore come Agricola, il governatore della Britannia, che, tornato a Roma nell’83 d.C. insieme a tre mastri birrai di Glavum, l’odierna Gloucester, trasformò la sua residenza nel prototipo di un moderno pub, con tanto di birreria e mescita annesse.
La birra che si beveva in Italia fino a quel momento era, però, tutta d’importazione. Le cose cambiarono a metà del ‘700, quando Lazzaro Spallanzani scoprì che la fermentazione è il risultato del metabolismo di un essere vivente: il lievito. La prima vera fabbrica di birra aprì a Nizza Marittima, ancora italiana nel 1789, ad opera di Giovanni Baldassarre Ketter. Due anni dopo Giovanni Debernardi rilevò l’attività e ottenne la licenza per vendere la birra in tutto il Piemonte. Pochi anni dopo, nel 1890, le aziende che producevano birra nel nostro paese erano già 140: quasi tutte al Nord, grazie all’abbondanza di acque sorgive, e per la presenza austriaca sul territorio che portò buoni insegnamenti per quanto concerne la produzione.
Naturalità: le spezie sono sostanze naturali così come gli ingredienti della birra: cereali (soprattutto orzo) germinati in acqua e poi essiccati o torrefatti, lievito, qualità diverse di luppolo e acqua purissima. Niente di più sano e naturale della birra, prodotta ancora oggi come accade ormai da diversi millenni, nel rispetto di un procedimento che assomiglia a un rito.
Proprietà: come accade per le spezie che hanno numerose proprietà benefiche e da secoli sono utilizzate nella medicina orientale, anche la birra ha alcune proprietà interessanti: è ricca di folati che proteggono dalle malattie cardiovascolari; ha proprietà antiossidanti e agisce contro i radicali liberi responsabili di aterosclerosi e invecchiamento; ha un alto contenuto di fibre solubili che aiutano lo stomaco e l’intestino; la presenza di luppolo è preziosa per prevenire l’ossidazione cellulare e il rilascio di calcio dalle ossa, per le sue proprietà digestive, lassative e depurative; la presenza di potassio e magnesio a fronte di una scarsità di sodio accelera la diuresi, facilitando il lavoro dei reni e combattendo la formazione di calcoli.
Varietà: così come esistono innumerevoli varietà di spezie, si può dire la medesima cosa per le birre. Ciò che le distingue oltre alla presenza di diversi tipi di malto è l’aggiunta di agenti aromatizzanti che possono essere i più disparati, ma sempre naturali e sono quelli che conferiscono un flavour particolare ad ogni birra. Essi possono essere:
- spezie tra le quali: anice stellato, cannella, coriandolo, noce moscata, chiodi di garofano, meleguetta, pepe nero, cardamomo, levistico, liquirizia e peperoncino
- erbe come coriandolo, camomilla, trifoglio, gemme di abete rosso e aghi di pino
- frutta: arance, mandarino, ciliegie, pesche, fragole e prugne
- altri ingredienti oggi di moda come miele, cioccolato, caffè.
Le spezie possono essere aggiunte in vari modi alla birra a seconda dell’aroma che si vuole ottenere:
Versatilità: le spezie possono essere utilizzate in numerosissimi piatti partendo dall’antipasto al dolce. La loro versatilità di abbinamento può conferire un gusto o un aroma particolare a qualsiasi piatto. Un esempio su tutti è il cardamomo, perfetto in abbinamento per carni, pesci, bevande e dolci. Si può dire la medesima cosa per le birre che bene si accompagnano a molteplici tipologie di piatti.