L’alluvione che nella scorsa estate ha colpito il Kerala, uno stato dell’India meridionale, è stato il più violento degli ultimi cento anni. Non solo ha provocato la morte di 483 persone e l’evacuazione di un milione, ma ha anche causato ingenti danni alle coltivazioni. La pioggia- che è scesa violenta per giorni durante il periodo dei Monsoni (più del 75% del normale)- ha costretto l’apertura di tutte le dighe allagando in breve le città e le campagne.
Fiumi d’acqua hanno provocato soprattutto nell’Hidduki, un distretto collinare del Kerala, numerose frane e smottamenti che hanno non solo distrutto i raccolti, ma anche portato un cambiamento duraturo della produttività e fertilità del terreno. I raccolti del pepe, del cardamomo, della noce moscata, del cocco e del caffè sono diminuiti del 30%.
Secondo alcuni studi condotti presso il Cardamom Research Institute, di Myladumpara (Idukki), in molti posti sono state riscontrate alte quantità di pesticidi e una mancanza totale dei nutrienti che normalmente si trovano nel suolo.
Il prof. Muthuswamy Murukan, capo dell’istituto, ha dichiarato: “I nitrati, il fosfato, il potassio, lo zolfo e il borano che si trovano normalmente nel suolo sono scomparsi. La diminuzione dell’acidità del suolo ha provocato l’aumento della concentrazione di alluminio e manganese, due sostanze che possono rovinare le radici delle piante e la loro crescita. Il pH del suolo è cambiato e il carbonio organico è diminuito. Gli smottamenti hanno spostato la parte superficiale del terreno trasportandola a valle mischiata con argilla e sabbia impoverendo i terreni. Non solo, nelle zone coltivate dopo il passaggio delle acque alluvionali la concentrazione dei pesticidi era assai elevata.” Le conseguenze dell’alluvione avranno un impatto sulle colture per molti anni.
L’istituto di ricerca conserva la banca del germoplasma (banca dei semi), di più di 600 varietà di cardamomo.